DesignMarc-Udo Broich: l’americano che ha scelto la Sicilia!

Marc-Udo Broich: l’americano che ha scelto la Sicilia!

Da quando ha scoperto Taormina nel 2000, non se n’è più staccato. È stato un colpo di fulmine con la cittadina, con il mare Jonio alla sua prima visita. Poi, quando ha fatto dei viaggi nelle Eolie con la barca ha capito che questo arcipelago rispecchia una delle zone più belle che abbia mai visto.

«Lì, sembra di andare in barca come all’americana». È così che Marc-Udo Broich, l’imprenditore di origine italiana ma trapiantato in America, con il pallino della Nautica illumina nuovamente il Cantiere di Giammoro in provincia di Messina, dove nacque la cultura delle imbarcazioni da diporto in Sicilia e si racconta a Balarm, dopo aver creato l’Aicon Group.

L’uomo 56enne dalle mille risorse, purché abbiano a che a fare con le onde, il lusso e la fantasia, ci disarma dicendo: «L’unico posto che mi rende contento è essere sul mare».

Da Presidente e Ceo di “Aicon Yachts” si propone di costruire a Messina barche di target di “un certo peso”, di altissima fascia e di quelli con tanti zeri negli assegni e di venderle in America e Medio Oriente, dove gli affari vanno a gonfie vele.

La Sicilia è uno dei posti più belli del mondo, il problema è che non viene utilizzata nella maniera adeguata. La Sicilia potrebbe spaccare nel mondo perché non esistono località come queste.

Marc – Udo è socio di maggioranza, affiancato dal socio e amico ultradecennale John Venners, nonché ex cliente con cui condivide altre aziende. Si è trasferito di recente a Milazzo, proprio per rimanere vicino alle sue maestranze siciliane.

È di cittadinanza tedesca perché ha genitori tedeschi (del tutto distanti dal mondo nautico), nato a Milano da cui è andato via a 16 anni per recarsi negli Stati Uniti. Da bambino, andava sempre in barca in Croazia, in Jugoslavia e, crescendo, sempre negli Stati Uniti. Qui, si è iscritto all’Università e si è laureato in Relazioni internazionali con tanto di dottorato e poi si è inventato questo progetto nautico: ha lavorato per quello e così dal 2000 al 2007 ha ricoperto il ruolo di importatore.

Broich ha fatto avanti indietro tra Messina e gli States per circa tre anni, fin quando c’è stato un guizzo in testa, se lo ricorda perfettamente: «Era novembre del 2019 quando ho deciso di fermarmi a Messina, nella casa di fronte al mare a Paradiso dell’amico Leopoldo, dove lasciavo la mia valigia».


Il “business man” ha vissuto a lungo in questa villa sul litorale nord, a suffragio della sfrenata passione verso il territorio.

Riflettendo su Taormina e sul proprio orientamento gestionale, dimostra che la gente del luogo o chi la frequenta ama la diportistica e il mare, molto diversa dagli utenti che vanno a Portofino o a Montecarlo (“senza essere cattivi” – dice).

«Mi sento più a mio agio in questi luoghi siciliani che sembrano a volte più sconosciuti – prosegue -. Chiaramente, l’amore è cresciuto quando ho appurato che la Sicilia è terra di maestranze nella Nautica, una perla rara in quanto queste non sono fuggite rispetto ad altri professionisti che sono andati perdendosi in altre regioni d’Italia, come coloro che si sono fatti le ossa lavorando il cuoio o il legno nel nord Italia, sin dagli anni Cinquanta».

Non ha parenti in Sicilia. I suoi parenti vivono negli Stati Uniti e ha una nipote che sta a Lodi, vicino a Milano. Tante sono le zone che Marc adora come Agrigento, Trapani e la zona di Corleone (dove c’è un suo produttore).

«La Sicilia è uno dei posti più belli del mondo – sentenzia Broich -, il problema è che non viene utilizzata nella maniera adeguata. Potrebbe essere un pozzo d’oro come la Costiera Amalfitana, Cannes o la Riviera francese. La maledetta burocrazia rovina tutto.

La strada che costeggia Capo Peloro, i Laghi di Ganzirri e tutto il lungomare fino a giungere allaPasseggiata a mare è una delle viste più belle nel mondo. I turisti potrebbero essere attirati dalle spiagge, dagli scorci (uno diverso dall’altro). Si potrebbe stare su quest’isola in continua ammirazione. La Sicilia potrebbe spaccare nel mondo perché non esistono località come queste».

L’approccio con l’Aicon avviene perché nel 2000 Mark – Udo aveva venduto alla Coca Cola la sua azienda e la licenza che si occupava di riciclo di plastica per il famoso brand da metà degli anni Novanta. La Coca Cola aveva realizzato due fabbriche in Australia e vicino a Napoli e dopo ha voluto comprare anche il suo brevetto.

«Mi trovavo a Genova nel Salone della Nautica – si lancia nei ricordi -, ho visto l’Aicon 56 e non facevo parte neanche del settore e me ne sono innamorato. Ho chiesto alla direzione di Aicon se potevo diventare Dealer, importatore e produttore del marchio per tutta l’America».

Ancora si ravvede: «Quando ho capito che l’Aicon si stava insinuando in ‘situazioni strane’ – esclama Broich (su fatti risaputi e venuti a galla nella cronaca molti anni dopo) – sono uscito dalla Nautica e mi è mancata. Quando l’Aicon nel 2014 è andata in fallimento, per due/tre anni mi sono guardato intorno per capire come potevo rilevare l’Azienda e ho incontrato il curatore. Ma non avevo intenzione a quei tempi di stare qui in Sicilia».

L’idea era quella di avviare una piccola Boutique, di mettere in piedi tre-quattro barche da parte di terzisti perché aveva un sacco di amici che gli chiedevano “fammi una barca, costruiscimi una barca”. Il cantiere poteva essere a Viareggio e a Fano nelle Marche. Il tempo di acquistare il marchio e di fare i suoi giri a Taormina, si accorgeva che il suo cuore restava qui.

«Poi ho conosciuto i professionisti che ti promettono il mondo e tutta la vita – riferisce divertito – e, con frasi come la Sicilia ti darà aiuto, non puoi non sposare la causa». Possiede ancora la sua casa a Town Beach. Vorrebbe trascorrere quattro settimane a Messina e due negli Stati Uniti.

Il cuore, il quartiere generale della produzione Aicon, è la Sicilia mentre la sua Holding è l’America (a Town Beach) con il suo mercato elettivo. Le maestranze sicule dell’Aicon sono un vanto ed un orgoglio per Marc. C’era tanta gente impiegata nel vecchio cantiere che non riusciva a trovare lavoro sull’isola e ha dovuto trasferirsi al nord Italia.

Una volta aperta là l’azienda a Giammoro, queste persone specialiste del settore sono potute rientrare almeno al 50%; l’altra metà è rappresentata dalle nuove generazioni che vogliono imparare a farsi una carriera nella Nautica.

La fabbricazione “Made in Sicily” si baserà su un cronoprogramma, da qui al 2022, sull’Aicon 66 “Vivere” di cui il primo esemplare è stato acquistato da un armatore Newyorkese e parteciperà ai Saloni di Miami e Palm Beach; si uscirà anche con il 76 “Vivere” e si penserà a realizzare un nuovo yatch ogni anno per i prossimi cinque anni per rispettare il range dell’Aicon per barche tra i 60 e i 100 piedi.

Un armatore in Florida si è accaparrato la prossima 66 #12 che è sotto la manodopera dei dipendenti mentre un canadese attende la #14 in produzione vetroresina. A tracciare i modelli è uno dei più stimati e richiesti designer a livello internazionale Sergio Cutolo di Hydro Tec, ex direttore di Baglietto. In loco, si produrrà dalla vetroresina ai mobili interni.

Per questo le unità occupazionali sono 75: quelli dirette 50, più un indotto di oltre 25. Aicon Group che dà l’opportunità di creare da un lato barche sfarzose e personalizzate (considerata la spesa anche di milioni), si è ampliato con Aicon Interiors (reclutati già sette operai che aumenteranno a dieci) che si prefigge di costruire interni per una catena di profumerie nell’ambito di centri commerciali innanzitutto nell’Italia settentrionale come Milano e Bergamo, per case di privati benestanti e grosse aziende.

«L’idea dell’arredo – segnala l’imprenditore – è nata perché la clientela, in particolare architetti, domandava se realizzassimo mobili. Dal momento che abbiamo degli ebanisti tra le nostre file, stiamo provvedendo ad immettere anche questi pezzi sul mercato lussuoso. Non dimentichiamoci che quando l’Aicon è stata fondata negli anni Novanta è servita percostruire alberghi a cinque stelle tra Messina e dintorni. Il futuro sarà anche quello di esportare capacità e ingegneria all’Estero.

Noi ci avvaliamo di due capannoni, di cui uno dedicato all’Aicon Interiors di circa 1000 metri quadri. Da concezione americana, abbiamo la struttura ingegneristica che collabora con il nostro Centro Stile (cinque-sei disegner) e quella commerciale: ognuna con il suo fatturato».

Aicon del passato è stata sradicata da un tornado giudiziario ma adesso non ha nulla a che vedere con il passato (vecchia famiglia, vecchia storia). Aicon Group si è finanziato “in casa” e non ha ricevuto sostegni né da forze politiche né dalle banche. Il suo brand può benissimo distendersi o inneggiare su un piedistallo per il fatto di essere l’unico siciliano che si apprezza in tutti e cinque i continenti.

L’intesa con le Aicon Yachts Boutique a New York, Fort Lauderdale/Miami, Canada, California e Messico mette sul vassoio d’argento per l’anno prossimo la mission di incanalare lo stesso filone in Europa e nel Medio Oriente. Si abbandona la filosofia di promuovere la circuitazione di un prodotto dal gusto di massa però si incoraggia l’acquirente verso una progettazione soggettiva del mezzo acquatico.

Lo si indirizza versomateriali siciliani (quali legni e marmi) e sugli elementi dell’Etna (fuoco e vulcano). Una particolarità di Broich è che disegna da sé le sue barche da vendere perché dichiara che “solo chi conosce gli yachts, le barche a vela e le barche in genere e chi le governa può sapere di cosa abbia bisogno il fruitore”. Dunque il Ceo di Aicon Yachts si definisce anche progettista.

Il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto di Messina, Mario Mega si è esposto in modo che l’Aicon ottenga uno sbocco a mare per sviluppare il settore in un perimetro che ricade nella Zes Sicilia Orientale.

Marc ha il rammarico di non aver potuto fornire una ulteriore spinta per attivare aree di alaggio/varo in disuso. Se avesse potuto, avrebbe dato lavoro ad un’altra ventina di famiglie e ad altro indotto. Ma ha già fatto e farà tanto con il commercio che trascinerà nel comprensorio di Giammoro.

Non ha figli “di sangue” a cui dettare i suoi precetti e le sue strategie ma ha due cani, a cui tiene come fossero figli: Stella è rimasta in America e Leo vive con lui a Milazzo.